Punta di diamante di tutta la produzione è il magnifico Cublai di Carlo Lepore, attore smaliziato e disinvolto, cantante dalla voce ampia e solidissima, dal bel timbro scuro e sagomato, perfettamente controllato e piegato all’uso.
[...] nel cast si premia su tutti la prova eccellente del baritono Carlo Lepore che amalgama a meraviglia nel suo Schicchi autentica sostanza attoriale e un’infinità di accenti distillati a sbalzo fra recitazione esatta e canto a piena voce. Risulta pertanto tuonante nell’invettiva e nell’avvertimento del suo monologo, esilarante nel falsetto, spiccato e ben ritmato nella dettatura del testamento sottolineandone lo sfrontato raggiro, sontuoso e teneramente paterno nel congedo finale oltre la quarta parete [...] Connessi all' Opera
[...] nel cast si premia su tutti la prova eccellente del baritono Carlo Lepore che amalgama a meraviglia nel suo Schicchi autentica sostanza attoriale e un’infinità di accenti distillati a sbalzo fra recitazione esatta e canto a piena voce. Risulta pertanto tuonante nell’invettiva e nell’avvertimento del suo monologo, esilarante nel falsetto, spiccato e ben ritmato nella dettatura del testamento sottolineandone lo sfrontato raggiro, sontuoso e teneramente paterno nel congedo finale oltre la quarta parete [...] Connessi all' Opera
Carlo Lepore nel ruolo eponimo dell’opera pucciniana si conferma come il fuoriclasse che tutti conosciamo, la sua bellissima sonorità vocale si accompagna ad una perfetta capacità interpretativa, Lepore è un grande attore che canta con sapiente naturalezza, godibilissimo.
Carlo Lepore è un ottimo Filippo II. Il basso riesce, infatti, a piegare la propria vocalità ampia e ben tornita, alle esigenze della scrittura, imprimendo al canto un’aurea di fredda quanto distaccata regalità. Particolarmente riuscito, grazie all’opportuno impiego dei colori, il contrasto tra la dimensione pubblica e quella privata del sovrano, dove l’uomo, spogliato della sua corona, si trova solo con i suoi tormenti interiori. Degna nota è, in tal senso, l’accorata esecuzione del grande monologo di terzo atto “Ella giammai m’amò”. Coinvolta, infine, la presenza scenica, volta a rappresentare un re spietato e crudele, pur perseguitato dai sensi di colpa.
Carlo Lepore, che siamo abituati ad ascoltare in vesti comiche, debutta nel ruolo di Filippo II e lo fa con una nobiltà, uno scavo interpretativo e una linea vocale ove il dominio del legato si inserisce su una pastosità e morbidezza timbrica davvero notevoli. Il suo, più che un monarca colto nell’imponenza del regnare, è un uomo amareggiato e stanco, tormentato da dubbi e come pietrificato da una atavica solitudine.
Carlo Lepore è un Mustafà irresistibile per fantasia nel fraseggio e presenza scenica; la voce, poi, è bella nella sua particolare brunitura e nella ragguardevole estensione.
Anche Carlo Lepore raccoglie le indicazioni della regia e propone un Filippo II spietato, freddo, cinico. E lo fa con la voce statuaria e timbratissima che tutti conosciamo, emessa sempre a regola d’arte da superbo belcantista qual è, con un fraseggio ovunque governato legato, da senso della misura e classe nella linea.